I TESTI DI CANZONI DA SPIAGGIA DETURPATA (LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA / VASCO BRONDI)
Lacrimogeni.
negli appartamenti subaffittati sulla scia dei carriarmati parcheggiati senza toglierci le scarpe ci siamo addormentati rovistando tra i futuri più probabili voglio solo futuri inverosimilie non avere mai le mani fredde e non finire mai le sigarette proteggimi dai lacrimogeni e dalle canzoni inutili e proteggimi le sopracciglia dai manganelli e nello scrosciare delle piogge acide portami a bere dalle pozzanghere portami a bere dalle pozzanghere portami a bere dalle pozzanghere portami a bere dalle pozzanghere.
Per combattere l’acne.
la notte atomica che ci ha rimboccato le palpebre guardare il cielo malconcio di chernobyl da qui esprimere desideri quando vedi scoppiare navicelle spaziali o moduli lunari russi o giapponesi o americani arrampicarsi sulle impalcature per prendere il sole e rivenderlo a qualche spacciatore lavarsi i denti con le antenne della televisione durante la pubblicità ho abbassato le saracinesche dei negozi sui miei occhi con le nostre discussioni serie si arricchiscono solo le compagnie telefoniche siamo l’esercito del SERT siamo l’esercito del SERT siamo l’esercito del SERT siamo l’esercito del SERT a parigi dici che non volano mosche benedirci in chiese chiuse e in farmacie compiacenti sposarci con i cerotti usati in passeggiate su spiagge deturpate le piazze sono vuote le piazze sono mute per combattere l’acne sono tutti in ferie maratone sulle tue arterie sulle diramazioni autostradali sui lavori in corso solo per farti venire e invidiare le ciminiere perché hanno sempre da fumare le notti inutili e le madri che parlano con i ventilatori negli inceneritori le schede elettorali e i tuoi capelli che sono fili scoperti costruiremo delle molotov coi vostri avanzi faremo dei rave sull’enterprise farò rifare l’asfalto per quando tornerai siamo l’esercito del SERT siamo l’esercito del SERT siamo l’esercito del SERT siamo l’esercito del SERT e i tuoi capelli che sono fili scoperti che sono nastro isolante che sono fili scoperti
Sere feriali.
perché non ci siamo mai rincorsi come nei brutti film ti riposi sui cofani delle automobili sotto gli alberi asmatici con i pugni alzati per arrenderci per accenderti le sigarette con i fulmini per rincorrere i tir su motorini elaborati che buon profumo di paraffina fa il fumo che ci siamo comprati perché non ci siamo mai rincorsi come nei film melodrammatici di merda invece dei dormitori per i tossici delle sere feriali a verniciare treni infermi sotto gli alberi stempiati lungo viali trafficati per sorprenderti per farti fotografare i fulmini per rincorrere i tir per rincorrere i trip per rincorrere i tir per rincorrere i trip su motorini elaborati che buon profumo di paraffina fa il fumo che ci siamo comprati attenti ai gatti con l’aids attenti ai gatti con l’aids ai passanti che gettano i cervelli dal cavalcavia sui nostri pomeriggi troppo lunghi e troppo azzurri attenti ai gatti con l’aids attenti ai gatti con l’aids ai passanti che gettano i cervelli dal cavalcavia sui nostri pomeriggi troppo lunghi e troppo azzurri invece dei dormitori per i naufraghi delle sere feriali provinciali turisti nei tuoi inferni sproporzionati fuori dai finestrini per fotografare le braccia e le lamiere storcersi poi dirmi guarda come siamo friabili dai guarda quanto siamo friabili.
Stagnola.
non mi ero pettinato abbastanza per vederti per non far piangere i tuoi salici piangenti e ci piscino pure addosso gli angeli e i conoscenti morti negli incidenti che non capisci gli incubi dei pesci rossi non capisci gli incubi dei pesci rossi passeresti ancora ore a pettinarmi le vene parlandomi d’amore e di metadone in televisione niente di speciale dal naso colano le sere corrono verso l’ospedale maggiore un po’ di carta stagnola per addobbare a festa questa stanza di merda chiudi lo scrigno dei tumori e dei tuoi quaranta cuori circondati di marciapiedi e di quartieri industriali apri lo scrigno dei preservativi troppo costosi e dei tuoi minuscoli seni che non capisci gli incubi dei pesci rossi non capisci gli incubi dei pesci rossi e ci piscino pure addosso gli angeli e i conoscenti morti negli incidenti e ci piscino pure addosso gli angeli e i conoscenti morti negli incidenti stradali chiudi lo scrigno dei tumori e dei tuoi quaranta cuori circondati di marciapiedi e di quartieri industriali apri lo scrigno dei preservativi troppo costosi e dei tuoi minuscoli seni.
Piromani.
incendia le farfalle meccaniche le rose lisergiche e i nostri pochi orgasmi e ti ricordi dei combattimenti tra i cigni finti e delle sere a sbranarsi delle sere a strafarsi con me non devi essere niente con me non devi essere niente venere del mio intestino tenue quando dormo guido piano non ti preoccupare venere delle nostre sterili polemiche andremo a londra a dimagrire con me non devi essere niente con me non devi essere niente e stavi diventando blu anche tu i tuoi insulti i tuoi fiori finti le siringhe disinfettate coi nostri occhi di criptonite coi nostri occhi di criptonite andiamo a vedere le luci della centrale elettrica andiamo a vedere le luci della centrale a turbogas e tornino a scoppiare a ridere le nostre madonne bulimiche e tornino a crepare ma dal ridere le nostre madonne anoressiche incendia le farfalle meccaniche le rose lisergiche e i nostri pochi orgasmi ti ricordi dei combattimenti tra i cigni finti e delle sere a sbranarsi e delle sere a strafarsi addio fottiti ma aspettami addio fottiti ma aspettami andiamo a vedere le luci della centrale elettrica andiamo a vedere i colori delle ciminiere dall’alto dei nostri elicotteri immaginari andiamo a dare fuoco ai tramonti e alle macchine parcheggiate male ad assaltare ancora i cieli a farci sconfiggere e finire sui telegiornali foto in bianco e nero delle nostre facce stravolte sui quotidiani locali andiamo a vedere i cantieri delle case popolari dai finestrini dei treni ad alta velocità trasformiamo questa città in un’altra cazzo di città andiamo a vedere le luci della centrale elettrica andiamo a vedere le luci della centrale a turbogas e tornino a scoppiare a ridere le nostre madonne bulimiche e tornino a crepare ma dal ridere le nostre madonne anoressiche e le fotomodelle le tue fotomodelle le tue fottute fotomodelle.
La lotta armata al bar.
i cassonetti in fiamme fanno un odore strano i nostri discorsi seri di ieri intercettati dai finanzieri gli spacciatori tunisini affittano camere di alberghi vicini alle stazioni noi siamo egocentrici come i gatti scappati dai condomini facevi risorgere i binari morti e ricucivi i polsi a tutti facevi risorgere i binari morti per portarci al discount a fare acquisti mi ripetevi che gli sbagli sono stati nell’asfaltare i prati e non i preti guardando i muratori che camminano sui tetti fare ancora i nostri imbarazzanti progetti coi pianeti che ci precipitano in cucina e ci disfano i letti i letti matrimoniali in cui dormiamo da soli come i cani investiti come i bambini mangiati dai democristiani facevi risorgere i binari morti e ricucivi i polsi a tutti facevi risorgere i binari morti per portarci al discount a fare acquisti andiamo a far la spesa là la lotta armata al bar la lotta armata al bar gli addetti alla fabbricazione del buonumore sono in cassa integrazione le tue tanto attese mestruazioni e le rivoluzioni e gli interessamenti per le persone più fatiscenti che incontri mentre crollavano i poster e tu davi da bere a tutti i cani di piazza verdi con i tuoi pianti e gli esaurimenti le telefonate inconcludenti e i nostri voti scarsi rifacciamo le tette ai nostri progetti scadenti restaurando quei momenti quando ci lacrimavano addosso anche i soffitti e tu correvi su chilometri di scontrini ma non mi raggiungevi cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zero delle nostre giornate che sono state ristrutturate di tutti gli altri libertini che sono stati biodegradati di quando sono arrivati gli artificieri e ci hanno disinnescati e si fermavano i tram per deridermi e si fermavano i tram per deridermi i cassonetti in fiamme fanno un odore strano i nostri discorsi seri di ieri intercettati dai finanzieri gli spacciatori tunisini affittano camere di alberghi vicini alle stazioni noi siamo egocentrici come i gatti scappati dai condomini.
La gigantesca scritta coop.
fammi i tuoi discorsi metafisici sui fori dei piercing che si richiudono sugli occhi spenti con gli estintori sui conti correnti coi cognomi finti sarà la prima volta che non andrò a votare sarà la prima volta che non andrò a puttane con un alito tremendo ti ho sussurrato all’orecchio bonjour mon amour aprendo la finestra sopra netturbini sopra nottambuli svetta la gigantesca scritta coop e i cccp non ci sono più e i cccp non ci sono più i cccp non ci sono più da un bel po’ hanno i fanali accesi per evitarci non ho paura sai degli ecomostri dei parchimetri dei centri commerciali dei benzinai tu avevi i vestiti adatti per le tue guerre stellari tu avevi i vestiti adatti per le tue guerre stellari fammi i tuoi discorsi metafisici sui tetti di eternit degli anni ottanta sui paracadute coi buchi di sigaretta d’altronde è feroce settembre come back settembre come back settembre come back settembre come back september i sistemi d’allarme si sono sgolati non hanno fatto feriti i sistemi d’allarme si sono sgolati non c’hanno sentiti hanno i fanali accesi per investirci non ho paura sai degli antifurti dei carnivori degli incendi estivi dei tuffatori dai grattacieli dei clandestini dei finanzieri e tu avevi i vestiti adatti per le tue guerre stellari tu avevi i vestiti adatti per le tue guerre stellari.
Fare i camerieri.
ti porto sul ponte più bombardato d’europa con la mia macchina non catalitica negli autogrill a dormire a perdere il cellulare sull’autostrada del sole a farci abbandonare fare i camerieri a parigi a new york a belgrado fare i camerieri a parigi a new york a berlino a hong kong vieni con me a correre sulla circonvallazione che ho voglia di stordirmi un po’ coi fumi dello smog senti i tuoni senti i tuoni senti i tuoni dagli stati uniti bombardare l’iran bombardare l’iran bombardare l’iran saremo i vostri migliori fornitori di mine fare i camerieri a parigi a kabul a beirut che a forza di bere ti vada di traverso il mare fare i camerieri a parigi a kabul a pechino a hong kong accompagnami a correre sulla circonvallazione a sentire sparare appena fuori dai poligoni a sentire sperare a due passi dai cimiteri monumentali dai funerali di berlinguer a vederti sparire a firenze partire col camion che raccoglie la spazzatura alle sei di mattina “mentre parecchi facevano l’università e alcuni s’impiccavano in garage lasciando come ultime volontà le poesie di Vian mentre parecchi facevano l’università e alcuni s’impiccavano in garage lasciando come ultime volontà le poesie di Vian.” (l’ultima frase è di babsi jones)
Produzioni seriali di cieli stellati.
per stendere le nostre magliette sbiadite sui cavi della luce sulle linee periferiche dei tuoi tram troppo mattinieri e sulle loro vene che si vedono bene ridere a dirotto ai distributori di sigarette fosforescenti sulle sedie elettriche le lacrime per inquinare le piccole e medie imprese appalti e subappalti sulle tue lune storte i cadaveri degli astronauti e i cani avvelenati le produzioni seriali di cieli stellati e i sogni smantellati deportati in siberia mentre ti addormenti mentre mi parli e contribuisci allo scioglimento dei ghiacciai distribuisci volantini che diventano pavimenti e funerali laici per i cd i sistemi nervosi degli elettrodomestici e i lavavetri per i miei occhi gli etilometri ubriachi fradici i platani decapitati i carriattrezzi con i cuori ammaccati per riaggiustarti le dita per i ponti interrotti i ponti distrutti aggrappati agli aerei dirottati i nostri migliori anni telecomandati i giorni pirotecnici i manganelli telescopici sulle nostre vetrine interiori tipo protette da infami barriere architettoniche le nostre aspirazioni quando strattonavamo il mare dove andavamo a farci male quando strattonavamo il mare dove andavamo a farci male ridere a dirotto ai distributori di sigarette fosforescenti sulle sedie elettriche le tue ansie planetarie e sempre lo scrosciare di chitarre e di file di macchine e di code di macchine appalti e subappalti sulle tue lune storte i cadaveri degli astronauti e i cani avvelenati le produzioni seriali di cieli stellati e i sogni smantellati deportati in siberia mentre ti addormenti.
Nei garage a milano nord.
i semafori cominciavano a lampeggiare centimetri tra le nostre bocche con un contratto andato a male con le istruzioni per abbracciarsi e per ballare negli scompartimenti delle metropolitane sarà l’effetto serra il nostro carcere speciale le fotocopie del cielo milanese che milano era veleno che milano era veleno era un deserto al contrario un cielo notturno illuminato a giorno da stelle cianotiche da stelle col tuo nome insegne luminose tifosi violenti arruoliamo brigatisti nei bar deserti sui navigli la curiosità ci divorava e staremo ad abbaiare a questo cielo da rottamare abiteremo in un centro sociale affacciato sulle discariche e sul mare ma lavoreremo ancora in nero che milano era veleno che milano era veleno era un deserto al contrario un cielo notturno illuminato a giorno da stelle militanti da stelle deficienti dalle p38 caricate a salve milano da bere milano da pere amori interinali e poliziotti di quartiere nei bar deserti sui navigli per ammazzare il tempo ci siamo sconvolti.